Welcome
Who is Catullus?   Links
Catullus Forum   Search Translations
 

  Available Italian translations:  
 
1 2 2b 3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 14b 15 16 17 21
22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
32 33 34 35 36 37 38 39 40 41
42 43 44 45 46 47 48 49 50 51
52 53 54 55 56 57 58 58b 59 60
61 62 63 64 65 66 67 68 69 70
71 72 73 74 75 76 77 78 78b 79
80 81 82 83 84 85 86 87 88 89
90 91 92 93 94 95 95b 96 97 98
99 100 101 102 103 104 105 106 107 108
109 110 111 112 113 114 115 116
 

 Available languages: 
 
Latin
Afrikaans   Albanian   Arabic
Brazilian Port.   Bulgarian   Castellano
Catalan   Chinese   Croatian
Czech   Danish   Dutch
English   Esperanto   Estonian
Finnish   French   Frisian
German   Greek   Gronings
Hebrew   Hindi   Hungarian
Interlingua   Irish   Italian
Japanese   Korean   Limburgs
Norwegian   Persian   Polish
Portuguese   Rioplatense   Romanian
Russian   Scanned   Serbian
Spanish   Swedish   Telugu
Turkish   Ukrainian   Vercellese
Welsh  
 

 Gaius Valerius Catullus     
About Me
Send a Reaction
Read Reactions
 

 
Carmen 66 (in Italian by Mario Ramous)
<<  •  >>
Available in Latin, Chinese, Croatian, English, French, Hungarian, Italian, Scanned, and Vercellese. Compare two languages here.
Chi dell'universo distinse tutte le luci
e scopr’ il sorgere e il tramontare delle stelle,
come si oscura in un lampo la fiamma del sole
e in che giorni dell'anno si nascondono gli astri,
come per tenero amore la luna dall'orbita
tra le rupi di Latmo furtiva s'allontana;
proprio quello, grazie agli dei, Conone mi vide,
staccata dal capo di Berenice, brillare
di luce, la chioma che lei, tendendo le braccia
morbide, promise in voto ad ogni dea del cielo,
quando il suo re, reso più grande da queste nozze,
part’ per devastare le terre degli Assiri,
col ricordo in cuore della lotta sostenuta
per vincere la sua verginitá quella notte.
Ma detestano l'amore queste spose o frustrano
la gioia dei genitori con tutte le lacrime
false che spargono davanti al letto nuziale?
Testimonino gli dei, se quel pianto è vero.
Me lo rivel˜ coi suoi lamenti la regina,
quando il marito si accinse ad una guerra atroce.
Certo non piangevi solo per un letto vuoto,
ma per l'angoscia che ti lasciasse il tuo amore.
Un'ansia senza fine ti divorava dentro
e ti tremava il cuore, ti sentivi svenire,
impazzivi. Ma fin da quando eri bambina
io ti ritenevo coraggiosa: non ricordi
dunque l'impresa che nessun uomo avrebbe osato,
quella che ti permise di essere regina?
Come ti lamentavi salutando il marito
mio dio, quante lacrime asciug˜ la tua mano.
Ma chi degli dei ti ha cos’ mutata? O forse
gli amanti non sanno proprio vivere lontani?
Sacrificando un toro mi promettesti allora
a tutti quanti gli dei, se fosse ritornato
il tuo amato sposo. E lui poco tempo dopo,
conquistata l'Asia, l'un’ al regno egiziano.
Ora per questa impresa accolta in mezzo ai celesti,
sciolgo con un dono insolito il voto promesso.
Non volevo, regina, lasciare la tua fronte,
non volevo: lo giuro su di te, sul tuo capo
e chi giura il falso abbia la pena che si merita:
ma chi pu˜ pretendere d'essere uguale al ferro?
Anche quel monte, il più alto su cui batte il figlio
luminoso di Thia, fu spezzato dal ferro,
quando i Medi crearono un nuovo mare e i barbari
passarono con le loro navi in mezzo all'Athos.
Come resistere, se anche i monti si arrendono
al ferro? Stermina, Giove, il popolo dei Cálibi,
che per primi cercarono il ferro sottoterra
tentando ostinati di piegarne la durezza.
I capelli da cui ero recisa piangevano
la mia sorte, quando il cavallo alato di Ars’noe,
nato con l'etiope Mèmnone da stessa madre,
battendo le ali a fendere l'aria, mi prese
e sollevandomi in volo attraverso le tenebre
celesti, mi pose nel grembo casto di Venere.
La greca abitatrice dei lidi di Can˜po,
Venere Zefir’tide stessa l'ha mandato,
perchÈ fra tutte le stelle del cielo divino
non fosse posta soltanto la corona d'oro
tolta alle tempie di Arianna, ma anch'io risplendessi,
chioma recisa per voto da una testa bionda.
E ancora umida di pianto la dea mi pose
nel firmamento, nuova stella fra quelle antiche.
Io, sfiorando le costellazioni della Vergine
e dell'ardente Leone, insieme con Callisto
volgo ad occidente guidando il lento Bo˜te,
che solo all'alba s'immerge nel profondo Oceano.
Ma benchÈ di notte senta il passo degli dei
e l'alba mi restituisca alla bianca Teti,
questo non mi rallegra: sapermi ormai lontana
(lasciami parlare, ti prego, vergine Nemesi:
non so tacere la mia veritá per paura,
gli astri possono coprirmi di maledizioni,
ripeter˜ la veritá che nascondo in cuore),
sapermi lontana dal capo di Berenice,
questo mi angoscia: quand'era fanciulla i profumi
non servivano, anche se poi ne provai migliaia.
E voi, giunte alle nozze com'era il desiderio,
non offrite allo sposo adorato il vostro corpo
lasciando cadere la veste a scoprire il seno,
prima di donare a me la gioia di un profumo,
il vostro profumo, voi che onorate l'amore.
Ma i doni nefasti di chi commette adulterio
li beva senza frutto la polvere leggera:
io certo non chiedo nulla a chi non ne sia degno.
Voglio piuttosto che la concordia dell'amore
in eterno sempre, sempre abiti con voi.
E se guardando le stelle placherai, regina,
nelle notti di festa la tua divina Venere,
non lasciarla senza sacrifici, perchÈ tua
per le tue offerte io possa essere ancora.
Tornino com'erano le stelle ed io regina
con Berenice, o splenda Orione dentro l'Aquario.
© copyright 28-12-2001 by Mario Ramous
Share this text:


Feel free to post messages about this carmen in the Carmen 66 section of the Catullus Forum.
The latest posts are:
 


  © copyright 1995-2013 by Rudy Negenborn