Welcome
Who is Catullus?   Links
Catullus Forum   Search Translations
 

  Available Italian translations:  
 
1 2 2b 3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 14b 15 16 17 21
22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
32 33 34 35 36 37 38 39 40 41
42 43 44 45 46 47 48 49 50 51
52 53 54 55 56 57 58 58b 59 60
61 62 63 64 65 66 67 68 69 70
71 72 73 74 75 76 77 78 78b 79
80 81 82 83 84 85 86 87 88 89
90 91 92 93 94 95 95b 96 97 98
99 100 101 102 103 104 105 106 107 108
109 110 111 112 113 114 115 116
 

 Available languages: 
 
Latin
Afrikaans   Albanian   Arabic
Brazilian Port.   Bulgarian   Castellano
Catalan   Chinese   Croatian
Czech   Danish   Dutch
English   Esperanto   Estonian
Finnish   French   Frisian
German   Greek   Gronings
Hebrew   Hindi   Hungarian
Interlingua   Irish   Italian
Japanese   Korean   Limburgs
Norwegian   Persian   Polish
Portuguese   Rioplatense   Romanian
Russian   Scanned   Serbian
Spanish   Swedish   Telugu
Turkish   Ukrainian   Vercellese
Welsh  
 

 Gaius Valerius Catullus     
About Me
Send a Reaction
Read Reactions
 

 
Carmen 61
In   by  Mario Ramous.
Tu che vivi, figlio d'Urania,
sol colle d'Elicona e affidi
all'uomo la tenera vergine
rapita, o Imeneo Imen,
o Imen Imeneo,
cingi le tempie con i fiori
di maggiorana profumata,
prendi il velo di fiamma e qui
lieto, qui vieni col tuo piede
bianco fasciato d'oro:
eccitato dall'allegria
del giorno, con voce squillante
canta gli inni nuziali, batti
coi piedi la terra e impugna
la fiaccola di pino.
Oggi Vinia a Manlio va sposa,
bella come la dea di Cipro
quando and˜ al giudizio di Paride,
vergine che si sposa
con gli auspici migliori,
splendente come nella Misia
ramoscello di mirto in fiore,
che le dee degli alberi nutrono
con gocce di rugiada
per poterne godere.
Vieni dunque e senza fermarti
lascia le grotte delle Muse
sulla montagna di Tespie,
bagnate dalle fresche acque
della fonte Aganippe,
e chiama a casa la padrona,
stringendo in un nodo d'amore
il desiderio dello sposo,
come intorno al tronco si avvinghia
con la sua forza l'edera.
E anche voi, candide vergini,
che avrete un giorno come questo,
seguendo il ritmo cantate
in coro 'o Imeneo Imen,
o Imen Imeneo',
perchÈ più volentieri,
sentendosi chiamare al rito,
lui che ispira onesti piaceri,
che ogni amore onesto annoda,
accorra qui fra noi.
Nessun dio è più implorato
da un amante riamato,
nessuno è più onorato in cielo
da noi, o Imeneo Imen,
o Imen Imeneo.
Per i figli t'invoca il padre
tremando, in tuo onore sciolgono
le vergini la loro veste,
col timore del desiderio
ti ascoltano i mariti.
E tu, strappandola dal grembo
della madre, abbandoni a un giovane
brutale una fanciulla appena
in fiore, o Imeneo Imen,
o Imen Imeneo.
Nessun piacere che sia lecito
pu˜ prendere senza di te
l'amore: solo se tu vuoi
è possibile. Non è facile
essere come te.
Senza di te nessuna casa
pu˜ dare figli che sostengano
il padre: solo se tu vuoi
è possibile. Non è facile
essere come te.
Una terra senza i tuoi riti
non avrá difensori ai suoi
confini: solo se tu vuoi
potrá averli. Non è facile
essere come te.
Spalancate le porte: vieni,
fanciulla, e guarda come splende
la fiamma delle torce al vento.
. . .
. . .. . .
. . .
Il suo pudore la trattiene e,
sentendone il richiamo, piange
ora che deve andare.
Non piangere, non c'è pericolo
che una donna più bella
di te, Aurunculeia,
veda sorgere dall'Oceano
i bagliori del giorno.
Bella come un giacinto
fra i mille colori dei fiori
in uno splendido giardino,
dove sei? il giorno se ne va:
esci, sposa bambina.
Esci, esci bambina. Ascoltami,
se credi che sia giunto il tempo.
Guarda come s'è fatta d'oro
la fiamma delle torce al vento:
esci, esci bambina.
Non hai un marito irrequieto
che per cercare in qualche avventura
il piacere del tradimento,
voglia riposare lontano
dal tuo giovane seno.
E come la vite flessuosa
si avvince agli alberi vicini,
lui dal tuo abbraccio sará
vinto. Ma il giorno se ne va:
esci, esci bambina.
O letto, letto dell'amore
. . .
. . .
. . .
letto bianco d'avorio,
quanta gioia procurerai
al tuo padrone e quanta lui
ne godrá nel volo di notti e
giorni. Ma il giorno se ne va:
esci, esci bambina.
Alzate le torce, fanciulli,
ecco, viene il velo di fiamma.
Cantate, cantate con noi
'Io Imeneo Imen Io,
Io Imen Imeneo'.
Scoppieranno tutti gli scherzi
pungenti del canto di nozze
e tu, ragazzo, lascia, lascia
le noci ai bambini: l'amore
del padrone è finito.
Su, dá queste noci ai bambini,
languido amico: hai giocato
fin troppo con le noci: ora
dovrai adattarti a Talasio.
Dai le noci, ragazzo.
Sino ad oggi, ragazzo mio,
disprezzavi le contadine:
ora chi ti faceva i riccioli
te li taglia. Povero, povero
ragazzo, dá le noci.
Si dice, sposo profumato,
che tu non sappia rinunciare
ai ragazzi; ma devi farlo.
Io Imeneo Imen Io,
Io Imen Imeneo.
Certo, solo piaceri leciti
erano i tuoi, ma ad un marito
nemmeno questi sono leciti.
Io Imeneo Imen Io,Io Imen Imeneo.
E tu, sposa, non rifiutare
a tuo marito ci˜ che chiede,
mai o andrá a cercarselo altrove.
lo Imeneo Imen Io,
Io Imen Imeneo.
Ecco la casa del tuo uomo,
cos’ potente e fortunata:
lascia che sia come desideri,
lo Imeneo Imen lo,
Io Imen Imeneo,
finchÈ la candida vecchiaia
con il tremito delle tempie
dica di s’ a tutti, a tutto.
Io Imeneo Imen Io,
Io Imen Imeneo.
Varcando questa porta liscia,
per augurio, oltre la soglia
posa il tuo piedino dorato.
Io Imeneo Imen Io,
Io Imen Imeneo.
Vedi, in casa c'è tuo marito
sdraiato sul letto di porpora
e ti tende le braccia.
Io Imeneo Imen Io,
Io Imen Imeneo.
Anche dentro il suo petto brucia
la stessa fiamma che ti brucia,
ma più profondamente.
O Imeneo Imen Io,
o Imen Imeneo.
Lascia libero il braccio morbido
di questa bambina, ragazzo:
il letto nuziale l'attende.
Io Imeneo Imen Io,
Io Imen Imeneo.
E voi che siete state amate
solo dai vostri vecchi sposi,
coricatela nel suo letto.
Io Imeneo Imen lo,
Io Imen Imeneo.
Ora pu˜ venire lo sposo:
tua moglie è nel letto nuziale
e il suo viso in fiore risplende
bianco come una margherita,
rosso come il papavero.
E tu (mi assistano gli dei)
sei ugualmente bello: Venere
non si è certo dimenticata
di te. Ma il giorno se ne va:
avanti, non tardare.
No, tu non hai tardato molto:
sei qui. Venere sará dolce
con te, perchÈ ci˜ che tu vuoi
lo vuoi al sole e il tuo amore
non nascondi a nessuno.
Si provi a sommare i granelli
di sabbia nei deserti d'Africa,
le stelle che brillano in cielo,
chi vuol contare i vostri mille e
mille giochi d'amore.
Godetevi il piacere e presto
fate figlioli. Una famiglia
cos’ antica non pu˜ vivere
senza figli, ma dal suo sangue
sempre deve rinascere.
Voglio che un piccolo Torquato,
tendendogli le mani
dal grembo della madre,
dolcemente, le labbra schiuse,
al padre suo sorrida.
E somigli tanto a suo padre,
a Manlio, che senza fatica
tutti lo riconoscano,
e rispecchi nel volto
l'onestá della madre.
E per virtù di madre
abbia sempre lode il suo sangue,
come eternamente a Telemaco
per la purezza di sua madre
rimane onore raro.
Sprangate le porte, fanciulle:
lo scherzo è finito. Ma voi,
dolci sposi, siate felici:
godetevi la giovinezza
nei piaceri d'amore.
In   by  Catullus.
Collis o Heliconii
cultor, Vraniae genus,
qui rapis teneram ad virum
virginem, o Hymenaee Hymen,
o Hymen Hymenaee;

cinge tempora floribus
suave olentis amaraci,
flammeum cape laetus, huc
huc veni, niveo gerens
luteum pede soccum;

excitusque hilari die,
nuptialia concinens
voce carmina tinnula,
pelle humum pedibus, manu
pineam quate taedam.

namque Iunia Manlio,
qualis Idalium colens
venit ad Phrygium Venus
iudicem, bona cum bona
nubet alite uirgo,

floridis velut enitens
myrtus Asia ramulis
quos Hamadryades deae
ludicrum sibi roscido
nutriunt umore.

quare age, huc aditum ferens,
perge linquere Thespiae
rupis Aonios specus,
nympha quos super irrigat
frigerans Aganippe.

ac domum dominam uoca
coniugis cupidam novi,
mentem amore revinciens,
ut tenax hedera huc et huc
arborem implicat errans.

vosque item simul, integrae
virgines, quibus advenit
par dies, agite in modum
dicite, o Hymenaee Hymen,
o Hymen Hymenaee.

ut libentius, audiens
se citarier ad suum
munus, huc aditum ferat
dux bonae Veneris, boni
coniugator amoris.

quis deus magis est ama-
tis petendus amantibus?
quem colent homines magis
caelitum, o Hymenaee Hymen,
o Hymen Hymenaee?

te suis tremulus parens
inuocat, tibi uirgines
zonula solvunt sinus,
te timens cupida novos
captat aure maritus.

tu fero iuveni in manus
floridam ipse puellulam
dedis a gremio suae
matris, o Hymenaee Hymen,
o Hymen Hymenaee.

nil potest sine te Venus,
fama quod bona comprobet,
commodi capere, at potest
te volente. quis huic deo
compararier ausit?

nulla quit sine te domus
liberos dare, nec parens
stirpe nitier; ac potest
te volente. quis huic deo
compararier ausit?

quae tuis careat sacris,
non queat dare praesides
terra finibus: at queat
te volente. quis huic deo
compararier ausit?

claustra pandite ianuae.
virgo adest. viden ut faces
splendidas quatiunt comas?
. . . . . . . .
. . . . . .

. . . . . . . .
. . . . . . . .
tardet ingenuus pudor.
quem tamen magis audiens,
flet quod ire necesse est.

flere desine. non tibi Au-
runculeia periculum est,
ne qua femina pulcrior
clarum ab Oceano diem
viderit venientem.

talis in vario solet
diuitis domini hortulo
stare flos hyacinthinus.
sed moraris, abit dies.
prodeas nova nupta.

prodeas nova nupta, si
iam videtur, et audias
nostra verba. viden? faces aureas quatiunt comas:
prodeas nova nupta.

non tuus levis in mala
deditus uir adultera,
probra turpia persequens,
a tuis teneris volet
secubare papillis,

lenta sed velut adsitas
vitis implicat arbores,
implicabitur in tuum
complexum. sed abit dies:
prodeas nova nupta.

o cubile, quod omnibus
. . . . . . .
. . . . . . .
. . . . . . .
candido pede lecti,

quae tuo veniunt ero,
quanta gaudia, quae vaga
nocte, quae medio die
gaudeat! sed abit dies:
prodeas noua nupta.

tollite, o pueri, faces:
flammeum video venire.
ite concinite in modum
'io Hymen Hymenaee io,
io Hymen Hymenaee.'

ne diu taceat procax
Fescennina iocatio,
nec nuces pueris neget
desertum domini audiens
concubinus amorem.

da nuces pueris, iners
concubine! satis diu
lusisti nucibus: lubet
iam seruire Talasio.
concubine, nuces da.

sordebant tibi villicae,
concubine, hodie atque heri:
nunc tuum cinerarius
tondet os. miser a miser
concubine, nuces da.

diceris male te a tuis
unguentate glabris marite
abstinere, sed abstine.
io Hymen Hymenaee io,
io Hymen Hymenaee.

scimus haec tibi quae licent
sola cognita, sed marito
ista non eadem licent.
io Hymen Hymenaee io,
io Hymen Hymenaee.

nupta, tu quoque quae tuus
vir petet caue ne neges,
ni petitum aliunde eat.
io Hymen Hymenaee io,
io Hymen Hymenaee.

en tibi domus ut potens
et beata viri tui,
quae tibi sine serviat
(io Hymen Hymenaee io,
io Hymen Hymenaee)

usque dum tremulum movens
cana tempus anilitas
omnia omnibus annuit.
io Hymen Hymenaee io,
io Hymen Hymenaee.

transfer omine cum bono
limen aureolos pedes,
rasilemque subi forem.
io Hymen Hymenaee io,
io Hymen Hymenaee.

aspice intus ut accubans
vir tuus Tyrio in toro
totus immineat tibi.
io Hymen Hymenaee io,
io Hymen Hymenaee.

illi non minus ac tibi
pectore uritur intimo
flamma, sed penite magis.
io Hymen Hymenaee io,
io Hymen Hymenaee.

mitte brachiolum teres,
praetextate, puellulae:
iam cubile adeat uiri.
io Hymen Hymenaee io,
io Hymen Hymenaee.

vos bonae senibus viris
cognitae bene feminae,
collocate puellulam.
io Hymen Hymenaee io,
io Hymen Hymenaee.

iam licet venias, marite:
uxor in thalamo tibi est,
ore floridulo nitens,
alba parthenice velut
luteumve papauer.

at, marite, ita me iuvent
caelites, nihilo minus
pulcer es, neque te Venus
neglegit. sed abit dies:
perge, ne remorare.

non diu remoratus es:
iam uenis. bona te Venus
iuverit, quoniam palam
quod cupis cupis, et bonum
non abscondis amorem.

ille pulveris Africi
siderumque micantium
subducat numerum prius,
qui uestri numerare volt
multa milia ludi.

ludite ut lubet, et brevi
liberos date. non decet
tam vetus sine liberis
nomen esse, sed indidem
semper ingenerari.

Torquatus volo parvulus
matris e gremio suae
porrigens teneras manus
dulce rideat ad patrem
semihiante labello.

sit suo similis patri
Manlio et facile insciis
noscitetur ab omnibus,
et pudicitiam suae
matris indicet ore.

talis illius a bona
matre laus genus approbet,
qualis unica ab optima
matre Telemacho manet
fama Penelopeo.

claudite ostia, virgines:
lusimus satis. at boni
coniuges, bene uivite et
munere assiduo ualentem
exercete iuventam.
Do you see a typo? Do you have a translation? Send me your comments!
 


  © copyright 1995-2013 by Rudy Negenborn